E’ stato condotto uno studio retrospettivo da K. Sanders e collaboratori in Australia su 2142 cicli di inseminazioni effettuate con seme di donatore su donne con meno di 40 anni fertili, cioè che non avevano nessuna storia personale di problemi di fertilità, allo scopo di valutare l’importanza o meno dell’età maschile sulla riuscita di una gravidanza.
ha evidenziato l’'influenza dell'età paterna sulla gravidanza clinica.
Contemporaneamente al parametro dell’età è stata anche valutata la qualità del liquido seminale dei donatori per verificare l'influenza della concentrazione e della motilità degli spermatozoi.
Lo studio ha messo in evidenza che i maschi più anziani (età 45 anni) sono risultati significativamente associati con un tasso di gravidanza ridotto e maggior tempo per l’ottenimento della gravidanza. Invece la concentrazione di spermatozoi e la loro motilità non sembrano contare per l'effetto dell'età maschile sulla possibilità di gravidanza.
Questo studio rivela quindi un effetto negativo dell’età maschile sulla gravidanza clinica in donne con meno di 40 anni di età e che questo effetto inoltre non è dovuto a fattori di qualità degli spermatozoi come la concentrazione o la ridotta motilità , ma che ad essere un parametro importante della fertilità maschile sia ,come per la donna, anche l’età avanzata del partner maschile. Questo dato sfata così in parte il concetto che ad invecchiare siano solo gli ovociti, anche se è noto che questi sono più delicati degli spermatozoi e sottoposti ad un maggior stress ambientale nel tempo e che non hanno il ricambio che invece caratterizza la produzione maschile dei gameti.
Da Reproductive BioMedicine Online
Volume 27 • Issue 2 aug 2013
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