La dieta mediterranea è stata dichiarata patrimonio immateriale dell’Umanità. La decisione è venuta direttamente dall’Unesco e ha posto l’accento sulla necessità del mangiar bene. Pochi sanno, infatti, che il termine “dieta” proviene dal greco antico e significa “stile di vita”.
Cibi precotti, surgelati, eccessivo uso di grassi saturi o sostanze sintetiche per la conservazione dei prodotti, invece, stanno progressivamente invadendo la tavola e le abitudini di quanti hanno sempre meno tempo per cucinare soprattutto nei Paesi occidentali dove sta crescendo il numero di persone affette da obesità e disfunzioni alimentari (a loro volta all’origine di malattie cronico-degenerative), causate quasi sempre dalle cattive abitudini in cucina. La dieta mediterranea, di cui l’Italia è il miglior esponente, è la risposta alla crisi della “buona alimentazione”.
«Il riconoscimento tributato dall’Unesco – spiega a Vita che Nasce il professor Nino De Lorenzo, docente di Nutrizione umana all’università Tor Vergata di Roma – va sia alla cultura che alla tradizione di un certo stile di vita improntato sulla dieta mediterranea che può essere un antidoto alle malattie dell’età adulta. L’Unesco – prosegue il professore – ha quindi riconosciuto come valido un modello (la dieta mediterranea, ndr) che ha un maggior collegamento con i territori rispetto ad altre tradizioni culinarie, che pure in un futuro potranno e dovranno proporsi come modello positivo di alimentazione».
A fronte di un riconoscimento internazionale così importante, sottolinea De Lorenzo , «proprio nel nostro Paese, culla della dieta mediterranea, questa registra una crisi. Oggi è necessario che i mass media e la pubblicità orientino in modo più obiettivo le abitudini dei consumatori che devono recuperare le tradizioni vere e salutari. È necessario infatti riscoprire il valore della dieta mediterranea che – anche a causa di un salto generazionale influenzato da una cattiva informazione – è stato abbandonato su tutto il territorio».
La prestigiosa Lista dell’Unesco enumerava 166 “patrimoni” (tra cui il tango argentino e la calligrafia cinese). Di questi, adesso tre sono italiani: l’Opera dei Pupi siciliana, il Canto a tenore sardo e la dieta mediterranea.
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