La più comune complicanza della gravidanza è l’aborto spontaneo che si verifica entro le 24 settimane di gestazione. Spesso non si conosce il vero motivo che porta all’interruzione della gravidanza ma la comunità scientifica ha identificato in natura alcuni fattori che possono provocare l’infelice evento. Tra i più comuni fattori di rischio si classificano l’alcool e le droghe ma anche l’assunzione di caffeina quando supera i 300 mg al giorno (più di 3 tazze).
Anche se non rientrano tra le principali cause di aborto ricorrente, le infezioni batteriche, virali e fungine possono comunque interferire con il normale sviluppo fetale nelle primissime settimane di gravidanza, ragion per cui lo screening per Toxoplasmosi, Rosolia, cytomegalovirus ed herpes (TORCH) è obbligatorio nelle gestanti. Altro importante fattore di rischio è l’età materna: il rischio di aborto incrementa progressivamente dall’età di 35 anni, aumentando dal 9% a 20-24 anni al 75% a 45 anni ed oltre, in quanto con l’età aumenta conseguentemente anche il rischio di anomalie cromosomiche. Queste rappresentano la causa più frequente di aborto spontaneo; quest’ultimo caso è interessante da analizzare poiché è stato dimostrato che il fenomeno dell’aborto spontaneo non è dovuto solo ad anomalie cromosomiche riguardanti il corredo cromosomico dei genitori, ma anche quello proprio del feto. Consideriamo un esempio pratico: un’anomalia cromosomica di cui uno dei partner è portatore (solitamente una traslocazione bilanciata), è considerata la sola causa indiscussa di aborto ricorrente; ma se il cariotipo di entrambi i partner è normale, qual è allora la causa?
Uno studio condotto da alcuni ricercatori giapponesi ha preso in considerazione 482 donne che avevano avuto in precedenza ripetuti aborti spontanei. I risultati hanno dimostrato che solo il 24,5% dei casi di aborti spontanei era dovuto a cause di natura inspiegabile, mentre il restante era dovuto ad un cariotipo embrionale anormale. Tra queste anomalie circa il 96% riguardava il numero (trisomie, poliploidie, monosomie) mentre il restante 4% riguardava anomalie strutturali (traslocazioni).
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