Le donne devono sapere che l'età è nemica della fertilità e che la riserva ovarica si assottiglia
L'infertilità può essere affrontata efficacemente anche attraverso percorsi di informazione nei confronti del pubblico e degli stessi operatori sanitari, anche con l'impiego di mezzi di comunicazione moderni, nei quali coinvolgere gli stessi medici che operano nella medicina di coppia.
Ma cosa comunicare e su cosa formare? In primo luogo i medici coinvolti nella medicina di coppia devono rendere consapevoli le donne della propria realtà biologica (a volte definita come età biologica). In primo luogo è necessario spiegare il concetto di Riserva Ovarica ossia la capacità residua di patrimonio follicolare delle ovaie in una donna. Ci accorgiamo quanto questa sia inversamente proporzionale all’età. Dai dati ISTAT, infatti, possiamo vedere come sulla fertilità in Italia, il tasso di abortività e quello dei risultati sulla PMA peggiorano all'aumentare dell'età. E proprio questi dati dovrebbero essere comunicati con più evidenza. In particolare per noi medici della coppia (specie ginecologi ed andrologi) l’anamnesi è fondamentale per valutare il possibile esaurimento precoce della riserva ovarica chiedendo l’età materna della menopausa. L’ecografia pelvica potrebbe contemplare di routine la Conta dei Follicoli antrali e negli esami ormonali si potrebbe richiedere sempre più spesso nel corso delle normali visite ginecologiche annuali l’FSH al 3° giorno del ciclo e l’AMH.
Se riscontriamo endometriosi ed è necessario l'intervento chirurgico, tutti devono essere consapevoli del rischio di ridurre la riserva ovarica con l’intervento. Per questo le donne devono essere consapevoli della necessità di accelerare la decisione di mettere al mondo un figlio o pensare ad una crioconservazione ovocitaria, visto che la vitrificazione degli ovociti riesce oggi a garantire buoni risultati. C’è chi pur avendo riserva ovarica normale può desiderare la crioconservazione precoce dei propri ovociti di fronte alla necessità di rinviare la decisione di avere un figlio per motivi di carriera lavorativa. Questa opzione che la tecnologia mette a disposizione venendo divulgata in modo massivo potrebbe porre questioni delicate.
I mezzi classici per comunicare e formare (scuola, famiglia, medici di famiglia) dovrebbero essere integrati da quelli mediatici più moderni soprattutto con l’uso di spot video che avrebbero circuiti di diffusione molto vasti ed attrarrebbero maggiormente visto che la televisione ed internet ci hanno abituato a decodificare così tutti i tipi di informazioni. Alcune azioni di formazione/comunicazione da parte degli operatori sanitari circa la prevenzione dell’infertilità sono già state sperimentate con successo dal Ministero della Salute con il Progetto Scuola di Fertilità, anche attraverso video.
Sul territorio è possibile rendere le sale di aspetto delle Asl e dei consultori luoghi di informazione, con la diffusione di spot ad hoc. Anche la rete internet specie per i più giovani può essere utilizzata. Ma questo può non bastare. È necessario poi che vi sia una disponibilità successiva da parte dei medici (precedentemente formati) a chiarire i concetti divulgati, attraverso un linguaggio sempre e comunque semplice e comprensibile. Queste azioni probabilmente avrebbero dei costi più ridotti rispetto ad altre forme classiche come convegni e corsi.
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