L’innalzamento dell’età al 1° figlio e la crisi economica richiedono interventi rapidi ed economici
Le coppie infertili di oggi sono diverse da quelle di 15 anni fa? A questa domanda apparentemente poco importante si deve rispondere sì. Per molte ragioni invece molto importanti e che hanno conseguenze rilevanti sulle metodologie di sostegno. Una mutazione che rappresenta lo specchio di una società che è radicalmente cambiata in certe sue parti intime e vitali.
Non sono cambiate le ragioni che mi avevano spinto a tessere un “Elogio delle coppie infertili” alcuni anni fa quando iniziava questa testata giornalistica. Anzi, si sono rafforzate, ma vanno arricchite di particolari che provo a raccontare.
Anzitutto il fattore economico pesa di più sia nella decisione di avere un figlio che negli sforzi per ottenerlo quando non arriva, questo sia per gli esami diagnostici da eseguire che per le terapie da intraprendere. Assistiamo anzitutto ad un aumento dell’età media delle coppie che giungono nei centri di PMA (oltre i 38 anni) forse perché si rimanda il momento di avere un bambino a “tempi migliori” (che non sembrano però arrivare). A fronte di questa realtà sembra che l’offerta pubblica in particolare di salute sia sempre più ridotta: si pensi alle liste di attesa (anche di due anni) per eseguire un tentativo di Fecondazione assistita nelle strutture pubbliche. Arrivare a 40 anni avendone 38 vuol dire, infatti, ridurre significativamente le possibilità di successo. Anche molti centri pubblici che avevano liste di attesa ridotte hanno introdotto ticket considerevoli per accedere alle tecniche di PMA. Persino l’esecuzione delle analisi pre FIVET sono considerevolmente costose quando si pensa che è normale spendere oltre 500 euro di soli ticket per la loro esecuzione. Non si può nascondere che oltre i 40 anni le probabilità di successo ridotte suggeriscono di eseguire numerosi tentativi per raggiungere risultati simili a quelli di una coppia in cui la donna ha 30 anni.
Quanto costa sottoporsi a numerosi tentativi? Molto. È indispensabile perciò ridurre i costi di tutto l’iter, sia delle analisi sia delle terapie. Ma ancor di più è indispensabile personalizzare i trattamenti perché questo dà la maggior garanzia di successo in quanto ogni coppia è diversa dall’altra e non si possono seguire protocolli uguali per tutti. Specialmente quando c’è stato un insuccesso (ad esempio in una ICSI è necessario cercare di capire il perché prima di fare un nuovo tentativo). La cura dei particolari dunque è fondamentale a cominciare dall’aspetto psicologico dei pazienti che sono diventati più fragili, a volte più “impazienti” ma anche più diffidenti.
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Twitter: @Claudio_Manna
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