Lo conferma il Ministero della Salute che realizza una relazione annuale presentata al Parlamento
Nella foto il Ministro della Salute Ferruccio Fazio e il Sottosegretario Eugenia Roccella
Migliorano i risultati della fecondazione assistita in Italia. Le tecniche divengono sempre più efficienti e sicure, nonostante l'età sempre più avanzata delle donne che si sottopongono a trattamenti di questo tipo. Lo rende noto il Ministero della Salute che realizza una relazione che ogni anno viene presentata al Parlamento sui dati del Registro Nazionale della Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) che raccoglie dal 2005 tutte le informazioni sulle le varie tecniche di fecondazione assistita.
Precisando che tutti i dati di cui parleremo si riferiscono all’anno 2009 la prima notizia importante è quella di un aumento dei cicli di PMA che sono stati avviati in Italia iniziati rispetto al 2008 (Tabella 1).
Infatti quelli iniziati sono stati 85.385 ed hanno riguardato 63.840 coppie infertili. Questi cicli comprendono sia le tecniche più semplici come l’inseminazione intrauterina sia quelle più complesse come la ICSI o la FIVET, e la crioconservazione-scongelamento ovocitario ed embrionale. Per essere più precisi, le ICSI e le FIVET giunte fino al prelievo ovocitario sono state 44.065 nel 2008 e 47.929 nel 2009. Invece, i bambini nati con tutte le tecniche di PMA sono stati 10.819, anche qui in aumento rispetto all’anno precedente (10.212). In realtà, sono in aumento anche le percentuali di riuscita delle varie tecniche che, espresse come numero di gravidanze per prelievi ovocitari effettuati, mediamente sono state del 23% rispetto al 22,4% del 2008. E’ un segnale che le tecniche sono migliorate nonostante l’aumento dell’età media delle donne (36,2 rispetto a 35,9 dell’anno precedente) ma anche un effetto di quelle modifiche parziali alla legge 40 sull’aumento del numero degli embrioni trasferibili e della possibilità di crioconservarli che ha portato a far crescere il numero di quelli formati. L’età delle donne che eseguono queste terapie influisce molto sulle percentuali di gravidanze ma è bene sapere che il 28,2% dei cicli –uno su quattro- è effettuato da pazienti con età superiore ai 40 anni. In pratica, al di sotto dei 34 anni il 30,6% delle donne otteneva la gravidanza ma erano solo poco più del 14% quelle tra i 40 ed i 42 anni, e il 7,2% dopo i 43 anni (Tabella 2) a richiedere la fecondazione assistita. Inoltre, di queste gravidanze iniziate, non tutte continuano fino al parto in quanto gli aborti ed altri problemi ostetrici le arrestano prima: il 42,5% tra i 40 e i 42 anni e ben il 65,2% per le età superiori sono le interruzioni spontanee o patologiche delle gravidanze.
Giustamente si fa anche notare nella relazione al Parlamento come la possibilità di trasferire più di 3 embrioni ed anche di crioconservarli è stata possibile solo a partire dal 15 maggio 2009 e che questo ha influito positivamente sui risultati perché prima si potevano inseminare solo tre ovociti e gli embrioni formati risultavano essere nessuno, uno, due o al massimo tre.
Le percentuali di gravidanza sembrano basse in assoluto ma bisogna tenere conto anche che una donna può eseguire più di un ciclo di Fecondazione assistita e così le probabilità complessive (cosiddette “cumulative”) che la coppia riesca ad ottenere una gravidanza dopo un certo tempo di tentativi aumentano in modo anche importante. Inoltre questi risultati rappresentano la media di tutti i cicli in tutti i centri (350) presenti in Italia. Ci possono essere differenze anche abbastanza grandi tra loro soprattutto in base alla personalizzazione dei trattamenti che questi possono o vogliono fare. È noto che più si cerca di fare trattamenti misurati sulla base delle caratteristiche specifiche delle coppie, migliori sono i risultati.
A corollario del tutto, c'è stato nel 2009 un aumento delle tecniche di crioconservazione degli ovociti mediante vitrificazione, una nuova tecnica che provoca il loro raffreddamento rapido. Crioconservare gli ovociti comunque sembra avere un'efficienza di poco meno inferiore rispetto alla crioconservazione embrionale (rispettivamente 14% contro il 17,4% in termini di gravidanze).
Per quanto riguarda, invece, il rischio gemellare, fortunatamente il numero di gravidanze trigemellari si è ridotto (dal 3,4% nel 2008 al 2,4% nel 2009) ma pur sempre maggiore rispetto a quelli che si verificano in Europa (0,9%).
Per quanto riguarda le malformazioni, le percentuali sono basse e di poco superiori rispetto ai nati da fecondazione naturale. Le malformazioni riguardano l'1,1% dei nati vivi con tecniche di FIVET o ICSI. Nella popolazione generale l’incidenza delle malformazioni è invece dello 0,8%, cioè solo lievemente inferiore.
Aumenta inoltre la sicurezza. Le complicazioni avute nel corso dei cicli di PMA effettuati nel 2009 sono bassissime. L'iperstimolazione ovarica, il problema più frequente per chi si sottopone a questo tipo di trattamenti, si è verificato nello 0,28% di tutti i cicli di PMA iniziati (0,45% nel 2008). c'è stato poi lo 0,23% di sanguinamenti durante il prelievo ovocitario e appena lo 0,01 % di infezioni. In totale lo 0,5% di complicanze. Nessun decesso. Questo a dimostrazione dell'estrema sicurezza delle tecniche di Pma.
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