La funzione riproduttiva è compromessa da comportamenti e stili di vita, ma anche contaminanti ambientali e fattori legati al tipo di lavoro svolto possono anche giocare un ruolo importante nella riduzione o perdita della fertilità.
L'obiettivo dello studio di revisione di 49 lavori scientifici su questa tematica condotto dalla ricercatrice C. A. Snijder del Dipartimento della sanità pubblica, Erasmus Medical Centre di Rotterdam e del Dipartimento di Medicina della Riproduzione dell’ Università di Utrecht nei Paesi Bassi, è stato quello di riassumere sistematicamente i dati disponibili sull'influenza dell’esposizione professionale a sostanze chimiche nelle donne in età fertile.
I Risultati degli studi variavano ampiamente nella caratterizzazione dell'esposizione, ostacolando una analisi omogenea di tutte le ricerche. Ad esempio per il piombo sono state trovate forti indicazioni di effetti negativi alla sua esposizione, ciò ha sostenuto le disposizioni vincolanti per le donne incinte. Queste indicazioni sono state rinvenute anche per l'esposizione ai pesticidi, e si potrebbe sostenere che le coppie che lavorano in agricoltura o nei traffici ortofrutticoli devono essere informati circa i rischi di questa esposizione.
L'evidenza epidemiologica sulle sostanze chimiche, quali solventi organici, ed altri metalli rimane meno evidente, ostacolando così una consulenza chiara per le coppie che stanno cercando una gravidanza. In conclusione, nonostante alcune incertezze nelle evidenze di base, può essere un atteggiamento prudente quello di sconsigliare l’esposizione al piombo e ai pesticidi sul posto di lavoro per le coppie che hanno intenzione di concepire.
L’epidemiologia occupazionale dovrebbe porsi alcune priorità per questi studi futuri .
Hum. Rep.Vol. 27 ( 6 ) 2012
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