
La diagnosi della vaginosi batterica si basa essenzialmente sui criteri di Amsel che ha proposto, per la diagnosi clinica di questa patologia, la presenza di tre dei seguenti requisiti:
• leucorrea (secrezioni vaginali) bianco-grigiastra omogenea e tendente ad aderire alle pareti della vagina;
• pH vaginale superiore a 4,5;
• sviluppo del fish-odor dopo alcalinizzazione con idrato di potassio al 10% del secreto vaginale (Fishy-odor-test o ammino-test);
• presenza di più del 20% di cellule di sfaldamento coperte da cellule batteriche (clue cells) all’esame microscopico a fresco del secreto vaginale.
Sono inoltre utilizzabili a scopo diagnostico l’esame colturale, la colorazione di Gram, ELISA (PCR).
Dagli inizi del 1980 è stato dimostrato un ruolo eziopatogenetico della vaginosi batterica in alcune patologie ostetriche, quali l’aborto nel primo trimestre, la rottura prematura delle membrane, la corionamionite (grave infiammazione della cavità amniotica e delle membrane che l'avvolgono, dovuta a infezione batterica), il parto pretermine, la nascita di neonato di basso peso e l’endometrite (processo infiammatorio che interessa la mucosa dell’utero o endometrio) puerperale. Attualmente si ritiene che una politica efficace di controllo della vaginosi batterica potrebbe ridurre significativamente l’incidenza di parti pretermine, con notevole risparmio in termini di costi sociali ed economici. Le ipotesi sulla patogenesi del parto pretermine da causa batterica sono diverse. La letteratura di questi ultimi anni ha dimostrato un’associazione diretta tra valori elevati di pH vaginale, aumento del numero di neutrofili e parto pretermine. Sebbene una diminuzione del numero di lattobacilli, organismi acidificanti vaginali, giustifichi l’aumento patologico del pH, non è ancora stabilito se questo possa essere sufficiente per permettere la colonizzazione vaginale da parte di anaerobi, o invece ne sia una conseguenza. L’innalzamento del pH avrebbe infatti un effetto diretto sulle funzioni delle cellule della mucosa, e in particolare dei fagociti (cellule capaci di legarsi all'agente patogeno (antigene), rinchiuderlo nel citoplasma ed ucciderlo con diversi sistemi), con inibizione della chemiotassi (movimento di avvicinamento di un organismo verso l’agente patogeno o il movimento di allontanamento da esso), della fagocitosi (capacità posseduta da diverse cellule di ingerire materiali estranei e di distruggerli) e dell’attività battericida.
Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
Twitter: @Claudio_Manna
< Prec. | Succ. > |
---|