Lo psicologo ci spiega perché non sempre la scelta di rimanere vergini non è vissuta come un obbligo
Non sempre il valore religioso della verginità è vissuto come un dovere. Lo sostiene Franco Pastore, psicoterapeuta. Ha senso il valore della verginità oggi? Perché alcune donne e alcuni uomini decidono di rimanere vergini fino al matrimonio? Come vivono questa scelta?
Obbligo o piacere? “Il valore religioso può entrare e governare il proprio cervello o le proprie scelte quasi come qualcosa che venga dall'esterno. E questo è fonte di sofferenza”. Infatti, secondo Pastore, si rispetta il valore religioso solo perché ci si sente obbligati. “Tuttavia il precetto religioso può essere accolto come fonte di piacere. E se il comandamento si trasforma in fonte di piacere non si fa alcuna fatica a rispettarlo”.
Una scelta consapevole, a volte. Ma in che modo un obbligo morale diviene fonte di piacere? “Il corpo avverte un bisogno, un desiderio. Non basta questo per decidere un'azione. Il cervello fa anche un'altra operazione: cerca un elemento che può mettere in crisi l'obiettivo. Poi utilizza questo elemento per costruire un secondo obiettivo. successivamente li confronta e sceglie il migliore”, spiega Pastore. Infatti, “di fronte ad un dovere, si sceglie di rispettarlo se ciò produce un piacere superiore alla scelta di violarlo. Questo avviene perché l'uomo attribuisce un valore di ricompensa alle idee”.
Scegliere liberamente. Tutto parte dalla possibilità di fare una libera scelta. “La differenza che c'è tra chi soffre e chi no mi permette da psicologo di catalogare queste persone che sembrano rispettare il dovere in due mondi diversi. Una parte sta male, un'altra parte sta bene in quanto il dovere è considerato costantemente come una libera scelta – spiega lo psicoterapeuta –. Guai se queste persone dovessero perdere questa facoltà, cioè di attribuirsi la facoltà di scegliere”.
Il libero arbitrio. È la religione stessa, in questo caso quella cristiana, che indica a chi crede la strada affinché la scelta di rimanere vergini non sia vissuta come un obbligo. “È proprio la religione – spiega Pastore – che ci aiuta a capire quanto sia importante questo. Il cristianesimo parla di libero arbitrio come componente essenziale dell'uomo e della libertà dell'uomo di peccare. È da qui che può avvenire la responsabilizzazione”. Tuttavia, spiega Pastore, è importante che ogni singola azione sia compiuta non come un obbligo ma come una scelta. “Tutto questo permette in ogni momento la possibilità di cambiare. Così non c'è più una risposta ad un obbligo ma diviene la ricerca del piacere, finché c'è”.
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