In cinquant’anni, infatti, «si è passati da un numero di spermatozoi pari a ottanta milioni a poco meno di 15 milioni», numero ritenuto “utile” alla fecondazione anche dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Wto).
Secondo Prof. L. Coppola, inoltre, ci sono zone del nostro Paese caratterizzate da un maggiore o minore inquinamento, dove le caratteristiche stesse dello spermiogramma variano. La cattiva qualità del cibo o un ambiente di vita malsano, infatti, sono alla base della “crisi dello spermatozoo”, di cui prossimamente parleremo su Vita Che Nasce. È necessario quindi, conclude Prof.L.Coppola, adattare le linee guida del Wto alla realtà nazionale.
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