Se nasce dalla fecondazione assistita è più probabile che sia femmina. Confrontando il numero di nati maschi da tecniche di PMA con concepimenti naturali, risulta che nel primo caso l'incidenza dei nati maschi rispetto alle femmine è ridotto.
Lo sostiene un interessante studio di Barbara Luke ed altri ricercatori dell’Università del Michigan e pubblicato sulla prestigiosa rivista americana Fertility & Sterility. Gli studiosi sono interessati ad analizzare il rapporto tra i sessi nei nati in seguito alla PMA.
In natura esiste un equilibrio tra il numero di nati maschi e le femmine, in particolare alla nascita si osserva una percentuale leggermente superiori di maschi. Questo perché questi ultimi sono più deboli alla nascita e periscono in misura maggiore rispetto alle femmine. All’età di 60 anni, invece, il rapporto risulta invertito e si contano più donne che uomini, poiché le donne sono più longeve.
I dati americani del 2005 mostrano che il numero di maschi concepiti naturalmente era del 52,5%. Dall’analisi dei bambini nati nel 2005 in seguito alla PMA è risultato invece che questo rapporto si era invertito.
Quindi, in base allo studio, l’utilizzo della ICSI (inserimento diretto dello spermatozoo nell’ovocita), è associato ad una riduzione nella proporzione di nati maschi rispetto alle femmine (49,6%). Tutto ciò si verifica in particolare quando l’embrione viene tenuto in coltura per 5 giorni fino cioè allo stadio di blastocisti. Non è ben chiaro tuttavia il motivo di questa riduzione del rapporto maschi/femmine .
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