Anche l'India, dopo la Cina, sta mettendo appunto il nuovo censimento. Un momento importante per il secondo paese più popoloso del mondo per valutare l'efficacia delle proprie politiche demografiche. Per la prima volta dopo 80 anni, l'India conterà la sua popolazione in base alla divisione per caste. Dopo mesi di accese diatribe politiche, lo scorso 9 settembre il governo ha deciso di includere anche la complessa struttura castale nel censimento della popolazione 2011. Secondo quando riportano i media indiani, l'operazione sarà effettuata tra il giugno e il settembre del prossimo anno e sarà "separata" dal resto del conteggio.
In India, dove ormai da decenni gli elementi di modernizzazione stanno cambiando la società, retaggi culturali rappresentano un serio ostacolo allo sviluppo di politiche di controllo delle nascite che vedano la donna come fulcro. In un paese come l'India le antiche tradizioni hanno giocato e giocano un ruolo decisivo nella scelta della politica demografica.
Il governo indiano ha spesso scelto di fronteggiare l'aumento della popolazione attraverso azioni spesso coercitive. Ciò, ovviamente, non ha favorito la promozione della condizione femminile. Le donne sono rimaste senza potere decisionale e politico. Anzi, il sesso “debole” è divenuto addirittura bersaglio più che fulcro delle politiche demografiche. Nella seconda metà degli anni settanta le donne indiane sono state sottoposte ad un programma di sterilizzazione forzata, mentre ancora oggi i governi locali spingono per ridurre la fecondità, senza che questi interventi garantiscano una democrazia di genere.
Il programma di controllo della fecondità inserito nel primo piano quinquennale del 1951 non portò ad alcun risultato concreto. Nel 1971, di fronte ai dati prodotti dal censimento, le politiche demografiche del gigante asiatico entrarono seriamente in crisi. La popolazione continuava a crescere con un tasso di oltre il 2% annuo. Così fu modificata la Costituzione per portare sotto il controllo del governo centrale la politica demografica nella quale furono introdotti “alcuni elementi di obbligatorietà”, come spiegò il ministro della Sanità nel 1975.
Si avviò, di conseguenza, una campagna di sterilizzazione che provocò non poche reazioni popolari. Solo con le elezioni nazionali del 1977 questa politica di controllo della fecondità conobbe una battuta d'arresto. Da quel momento i vari governi che si sono succeduti, per paura dell'impopolarità, hanno seguito una linea politica di basso profilo sul tema demografico. Inoltre, le differenze religiose, culturali e politiche delle varie aree dell'India hanno rappresentato un vero e proprio ostacolo ad interventi più incisivi ma meno brutali. In particolare, il sistema delle caste e le differenze religiose hanno avuto un peso maggiore. Le differenze sfumano solo dove il progresso socio-economico ha dato i maggiori frutti. Nelle regioni del nord, più povere e culturalmente conservatrici, prevale la struttura patriarcale. Dove invece la condizione della donna è migliore sul piano culturale, la vecchia struttura familiare sfuma ed il numero dei figli per donna è sensibilmente inferiore.
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