C’è una nuova alternativa all’uso di cellule staminali embrionali ed anche alla clonazione: la cosiddetta “sdifferenziazione somatica”. Ne ha parlato il prof. Campbell dell’Università di Nottingham, uno dei padri della pecora Dolly, al recente congresso WARM ( World Association of Reproductive Medicine) che si è tenuto recentemente a Mosca.
La nascita di Dolly ha dimostrato come il genoma, (cioè l’intero patrimonio genetico di un individuo), di una cellula adulta inserito nell’ovocita in precedenza privato del suo nucleo può essere riprogrammato. In pratica l’ovocita (il suo citoplasma) può far rifunzionare questo genoma adulto come fosse quello di un embrione e svilupparsi così fino ad un individuo completo: la cosiddetta “clonazione”.
In altri termini il citoplasma dell’ovocita fa “spegnere” al genoma adulto i geni che lo fanno funzionare come adulto, “riaccendendo quelli che funzionano nella fase embrionale. D’altra parte un genoma, in qualsiasi stadio di sviluppo e differenziazione della cellula alla quale appartiene, mantiene sempre tutti i geni per comportarsi da embrione o da adulto.
Da adulto, cioè, possiede anche i geni per funzionare da qualsiasi cellula specializzata (ad esempio come fegato o come osso, come muscolo o nervo), solo che questi sono inattivati. Quindi nelle cellule adulte la differenza sta tutta nel fatto che alcuni geni sono “spenti” ed altri “accesi” a seconda dell’età e della specializzazione raggiunta dalla cellula.
Dopo la pecora Dolly si è provato a formare delle cellule staminali (le progenitrici di tutti i tipi di cellule) inserendo il genoma di cellule adulte questa volta umane in ovociti di donne privati del loro nucleo. Gli embrioni che si sono formati per clonazione avrebbero dovuto fornire staminali embrionali non provenienti da embrioni umani. Questa tecnica si chiama clonazione terapeutica. Tuttavia si è visto che essa non è efficiente, oltre a sollevare numerosi problemi etici o religiosi. Campbell ha però illustrato nuove tecniche per sdifferenziare le cellule adulte, cioè farle diventare come le cellule staminali embrionali senza partire da un vero embrione o da una clonazione.
In pratica con queste tecniche nelle cellule adulte vengono inserite sostanze provenienti da altri tipi di cellule, anche di specie diverse, per stimolare il superfunzionamento di certi loro geni, proprio quelli tipici degli embrioni che sono normalmente spenti negli adulti. In questo modo si provoca la cosiddetta sdifferenziazione delle cellule somatiche, cioè adulte. Naturalmente potendo queste derivare da qualsiasi individuo adulto non provocherebbero il fenomeno del rigetto se si usassero per la terapia di malattie della stessa persona.
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