Si stima che tra i 100 ed i 140 milioni di donne abbiano subito qualche forma di mutilazione genitale (MG). La consapevolezza di questa realtà è particolarmente importante anche per tutti i ginecologi considerato l’aumento delle diversità nella popolazione occidentale.
Un ricercatore della Clinica ginecologica dell’Università saudita di Jedda, Abdulrahim Rouzi ha eseguito uno studio su una serie di casi di “cisti clitoridee” che si erano formate dopo pratiche di mutilazioni genitali in una popolazione musulmana del Medio Oriente. (Figura)
Trentadue di queste donne furono operate nell’ospedale universitario di Jedda per rimuovere queste cisti molto fastidiose che si erano formate in seguito alle mutilazioni. Di loro 15 erano consapevoli delle mutilazioni genitali ma 14 non lo erano affatto (43,8%). L’età media di queste donne risultò essere di 28 anni. Tutte presentavano comunque una massa clitoridea di circa 4 centimetri da oltre 5 anni. Su 28 di loro si riuscì ad eseguire una completa escissione della massa senza successive complicazioni. Queste cisti come complicanza delle mutilazioni genitali sono più frequenti di quanto si pensi. Spesso non danno sintomi ma possono infettarsi.
Più in generale complicazioni delle mutilazioni genitali sono frequenti e sembra che nel 39% dei casi si verifichino emorragie e nel 37% complicanze più tardive come problemi urinari e cisti clitoridee; tuttavia la maggior parte di tali problemi si verifica in seguito a mutilazioni genitali di tipo III ma anche di tipo I. Le complicanze e la loro severità dipendono molto da come vengono eseguite le mutilazioni.
Secondo ricerche eseguite da Wakabi si assiste attualmente all’esecuzione di queste pratiche da personale sempre più addestrato come medici ed anestesisti ci quali sarebbero ancor più necessari ed indicati proprio per le forme meno estreme di mutilazione. Al contrario secondo ricerche di Morris del 2006 l’esecuzione degli interventi più mutilanti continua ad eseguirsi proprio in quei paesi dove è in aumento la medicalizzazione della società. Si osserva cioè una maggior istituzionalizzazione delle mutilazioni genitali.
Il fatto che il 43% delle donne non fosse consapevole della loro mutilazioni indicherebbe comunque che la pratica avviene in epoca vicina alla nascita.
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