La diagnosi certa di endometriosi si raggiunge solo con l’esame istologico delle lesioni sospette. Il prelievo bioptico dei tessuti e delle zone probabilmente interessate da endometriosi si esegue durante l’intervento chirurgico. La tecnica più indicata per affrontare questa patologia è senza dubbio la laparoscopia, un'operazione poco invasiva che consente contemporaneamente la visione diretta delle lesioni, la stadiazione dell’endometriosi (cioè la descrizione della sua gravità) e l’eventuale terapia nel momento stesso in cui si fa la diagnosi. Anche se il quadro clinico e la visione diretta delle lesioni sono spesso molto suggestive per la diagnosi di endometriosi, la cosa fondamentale è sempre la conferma istologica dell’endometriosi stessa da parte dell’anatomo-patologo, poiché a volte il quadro macroscopico non corrisponde a quello istologico.
Tanto meno sono affidabili certe ipotesi che superficialmente vengono suggerite e si è portati a credere come diagnosi definitiva, una specie di marchio che viene apposto magari da una semplice ecografia. Quante donne si portano per anni la paura o la certezza di avere l’endometriosi solo perché qualche medico da un’ecografia ha pronunciato la parola endometriosi come ipotesi diagnostica! La paura di avere questa malattia la rende certa nell’immaginario della paziente e sarà difficile poi eliminarla dalla mente.
La laparoscopia e altre tecniche chirurgiche non solo danno la possibilità di fare la diagnosi di endometriosi pelvica per le inconfondibili caratteristiche macroscopiche della malattia (lesione di colore rosso, marrone, porpora, nere, spandimenti emorragici, aderenze fra organi, ecc….), ma permettono anche di classificare la gravità e l’estensione dell’endometriosi, elemento quest’ultimo indispensabile per definirne il corretto trattamento.
Negli ultimi decenni sono state proposte da parte di diversi studiosi ed istituzioni molte classificazioni dell’endometriosi al fine di favorire una sua univoca descrizione dal punto di vista della refertazione operatoria per tutti i ginecologi del mondo. La più usata è quella rivisitata nel 1985 dall’American Fertility Society (AFS), divenuta nel 1997 American Society of Reproductive Medicine (ASRM), che classifica la malattia in 4 stadi. La determinazione dello stadio o grado di coinvolgimento endometriosico si basa su un sistema a punteggio differenziato.
Al fine di assicurare una completa valutazione della malattia viene raccomandata l’ispezione della pelvi con il laparoscopio in senso prima orario e poi antiorario. Dovranno essere annotati il numero, la dimensione le localizzazioni dei focolai endometriosici (placche, noduli endometriosici, cisti endometriosiche, aderenze , ecc..). Anche le aderenze (cicatrici che legano un organo con un altro) vengono prese in considerazione per completare lo stadio o gravità dell’endometriosi. I punti assegnati dovranno essere indicati con un cerchio sulla scheda e sommati; la somma dei punti definisce lo stadio della malattia.
Secondo la classificazione dell'American Fertility Society (AFS) abbiamo:
1° stadio: malattia minima (punteggio tra 1 e 5 punti), endometriosi superficiale e aderenze sottili
2° stadio: malattia lieve (punteggio tra 6 e 15 punti), endometriosi superficiale e profonda, aderenze sottili
3° stadio: malattia moderata (punteggio tra 16 e 40 punti), endometriosi superficiale e profonda, aderenze sottili e tenaci
4° stadio: malattia severa (punteggio > 40 punti), endometriosi profonda e superficiale, aderenze tenaci.
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