Le donne colpite da endometriosi si trovano di fronte a questo dilemma. Ma la scelta chirurgica sembra quella oggi meno indicata
Chirurgia o fecondazione assistita? È il dilemma delle donne infertili affette da endometriosi che desiderano avere un figlio. E’ un dilemma che sembra difficile dall’essere risolto in modo completo anche perché come spesso accade in medicina la risposta è legata alla situazione particolare del paziente ed anche perché non si sono raggiunte conclusioni definitive nella comunità scientifica.
Al 9° Meeting Annuale della Mediterranean Society for Reproductive Medicine che si è tenuto recentemente a Parigi, ricercatori e medici hanno cercato di chiarire la questione. Negli stadi meno severi dell’endometriosi (I e II) tra gli esperti c’è consenso sull’inefficacia della chirurgia nell’aumentare i tassi di gravidanza rispetto a chi non esegue l’intervento. Ma anche negli stadi più severi della malattia (III e IV), benché sia dato per certo che la chirurgia migliori le possibilità riproduttive, non esistono studi scientifici che confermino questa tesi. In particolare se un beneficio c’è appare molto limitato perché negli unici due studi ben eseguiti in materia risulta che nel tempo il tasso di gravidanza dopo l’intervento sia del 26% rispetto ad un 18% di coloro che non si sottopongono ad un intervento chirurgico. Ossia questa differenza dell’ 8% significa una sola gravidanza in più ogni 12 laparoscopie effettuate nel tentativo di risolvere solo chirurgicamente l’infertilità per endometriosi. Ovviamente questa percentuale appare piuttosto scarsa quando si prendano in considerazione le possibilità offerte dalla fecondazione assistita. Inoltre vanno considerati i rischi ed i costi dell’intervento chirurgico in sé.
Pertanto oggi si pensa che la fecondazione assistita debba essere offerta come prima opzione per superare l'infertilità dovuta ad endometriosi. D’altra parte la chirurgia aiuta ad alleviare i sintomi e costituisce un'ottima base per una definizione abbastanza completa della diagnosi per pianificare una strategia terapeutica complessiva del caso. Molte donne inoltre non prendono affatto in considerazione la fecondazione assistita o si ritirano prima di eseguirla per timori legati proprio alla tecnica e questo non consente di eseguire delle statistiche più complete sul valore delle varie terapie utilizzabili nell’infertilità causata da endometriosi. Ad esempio, molte donne temono che la stimolazione ovarica con gli ormoni estrogeni che vengono prodotti di conseguenza possa peggiorare molto il grado della loro malattia.
A volte si passa dalla chirurgia alla fecondazione assistita ma la prima, dovendo intervenire spesso a livello dell’ovaio per l’asportazione di cisti endometriosiche riduce la riserva ovarica in modo importante, limitando, di conseguenza, i risultati della seconda. Pertanto, questo rischio va sempre bilanciato con quello relativo all'esecuzione della stimolazione. Non dimentichiamo infine che è sempre possibile effettuare la fecondazione assistita in ciclo naturale senza cioè la stimolazione ovarica. Altre volte invece l’intervento può servire ad esporre le ovaie in una posizione più favorevole per l’aspirazione degli ovociti dai follicoli.
Al momento un approccio personalizzato e completo di tutte le tecniche terapeutiche disponibili sembra il migliore. Inoltre è opportuno che il medico spieghi bene alla paziente tutti i pro ed i contro di una opzione e dell’altra in modo da giungere ad una scelta condivisa per eseguire quella che offre le maggiori possibilità di gravidanza.
Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
Twitter: @Claudio_Manna
< Prec. | Succ. > |
---|