Le anomalie dei cromosomi che si generano negli ovociti (Aneuploidie) aumentano con l'età specie dopo i 40 anni, arrivando a toccare il 60% di tutte queste cellule che potrebbero essere fecondate.
In caso di fecondazione le aneuploidie si ritrovano negli embrioni che non si impiantano, oppure in embrioni che rischiano di essere abortiti e in alcuni casi di dare luogo a neonati con sindromi gravi come la Trisomia 21.
Di questa realtà si è dibattuto al convegno Eshre che si è tenuto a Roma dal 28 al 30 di giugno. All'incontro è emerso che oltre il 50% delle donne che pratica la riproduzione assistita ha più di 35 anni. Secondo Luca Gianaroli, presidente dell'Eshre, in queste donne l'analisi di una parte di scarto degli ovociti, il globulo polare, ha dimostrato una frequenza elevata di anomalie cromosomiche. Questa situazione si è dimostrata ancora più grave nelle donne con endometriosi ed in quelle che hanno una scarsa produzione di follicoli (cioè in quelle che hanno una riserva ovarica ridotta).
Questo rischio è reale quando si pensa che negli ultimi 25 anni il tasso di fertilità in Europa è diminuito di circa 3 volte da 2,7 figli per donna ad 1,2. In particolare il rischio maggiore di infertilità deriva dal fatto che si decide tardi di avere un figlio. Tra i 20 e i 24 anni di età della donna, l'86% delle coppie concepisce entro il primo anno di rapporti non protetti, mentre solo il 42% quando la donna ha oltre 40 anni.
D'altra parte nel Regno Unito le ultraquarantenni che partoriscono sono raddoppiate negli ultimi 10 anni. Questa fascia di età rappresenta in alcuni centri italiani ben il 25% di chi si sottopone a queste tecniche.
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