La costituzione italiana riconosce i diritti della famiglia come società fondata sul matrimonio. Di conseguenza le altre forme di unione di coppia non sono riconosciute dal diritto.
Eppure, molte coppie scelgono di organizzare la loro unione attraverso la sola convivenza. Dal punto di vista dello psicologo la differenza tra convivenza e matrimonio risiede nella maggiore stabilità del secondo: l’impegno reciproco solo attraverso il matrimonio diviene anche legale e produce effetti irreversibili, visto che il divorzio non scioglie del tutto il legame.
Ora, un alto grado di stabilità che una coppia intende assegnare alla propria unione produce alcune conseguenze. Quando l’unione viene sentita come stabile, i partner stanno dando una risposta al bisogno di sicurezza: il matrimonio è una sorta di conferma dell’amore, e il rito equivale a dare al mondo un'informazione di questo. La sicurezza, il poter contare sull’altro, il poter sognare che il rapporto durerà per sempre, sono stati emotivi che permettono una maggiore intimità e condivisione. Così la qualità dell’unione tende a migliorare.
Nello stesso tempo, soprattutto quando la sicurezza è troppo forte, l’effetto che ne deriva è negativo: sentire il rapporto come indiscutibile contribuisce a dar tutto per scontato, fa ridurre l’attenzione verso ciò che, invece, potrebbe mettere in crisi la coppia. I sintomi che appaiono sono quelli classici: a volte il partner cura meno il proprio aspetto estetico, oppure smette il corteggiamento, e soprattutto, se tutto è scontato, non c’è più bisogno di dirsi niente.
E' vano cercare il giusto mezzo, e cioè mettere un limite alla sicurezza eccessiva oppure all’insicurezza. La soluzione è quella di avvertire, a prescindere dall’impegno sociale, che l’unione di coppia è sempre tanto stabile quanto instabile: solo il massimo grado di sicurezza nel rapporto, accompagnato da un massimo grado di insicurezza nel rapporto stesso, permettono che ciascuno, senza affanni, assume su di sé la piena responsabilità della costruzione, giorno per giorno, del rapporto.
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