Coppie che ‘scoppiano’, coppie che litigano, coppie che si separano. Divorzi, lotte e battaglie senza esclusione di colpi, dove il più delle volte i figli diventano lo strumento per offendere, reclamare, ricattare. Ma possiamo assistere anche a coppie all’interno delle quali i disagi si esprimono attraverso blocchi emotivi, sessualità repressa od ostentata: queste situazioni prendono il nome di disfunzione erettile, eiaculazione precoce negli uomini, anorgasmia o calo del desiderio nella donna. Sempre e comunque, il sesso diventa espressione di un disagio profondo, legato a ferite o cambiamenti in uno o entrambi i partner.
Innanzitutto è opportuno che sussistano nella coppia due elementi per poter iniziare un percorso di uscita dal tremendo baratro nel quale si è precipitati: la consapevolezza di avere un problema e la volontà di uscirne. Nel caso entrambi, o solo uno di questi elementi, non siano presenti o siano presenti solo in uno dei due membri della coppia, evidentemente è inutile avviare qualsiasi tipo di intervento teso a comprendere cause scatenanti e possibili contromisure. Non solo. Si rischia di esacerbare ancor di più una condizione già di per sé stessa critica.
Non dimentichiamoci che così come un gruppo, per quanto tale, è pur sempre fatto da singoli individui, anche una coppia, è costituita da due esseri pensanti, con proprie esperienze pregresse e percorsi di crescita, evoluzione (o involuzione). La consapevolezza di avere un problema, pertanto, è sinonimo di maturazione ed anche di onestà nei confronti di una progettualità futura con il/la proprio/a compagno/a. D’altro canto, non sempre davanti a tale consapevolezza sussiste il coraggio di una scelta come quella di ‘prendere il toro per le corna’ ed affrontare un percorso che potrebbe portare a scoprire aspetti difficili anche solo da accettare. Figuriamoci attivare un cambiamento.
Una volta che la coppia avrà raggiunto la piena acquisizione dei due elementi sopra descritti, sicuramente l’aiuto di uno psicologo potrà permettere di agire su una serie di aree che sono essenzialmente:
1) Affettività
2) Famiglia
3) Sessualità
4) Autostima
5) Comunicazione
6) Rete sociale
Possono essere previsti degli incontri tesi non solo ad analizzare ciascuno dei sei aspetti di cui sopra, ma anche a comprendere quali siano stati i passaggi fondamentali nella crescita della coppia e quali gli eventi che hanno potuto determinare i disagi che essa sta vivendo. L’approccio psicologico dovrà tendere sempre ad osservare la coppia dal punto di vista della risorsa e non del deficit/handicap, mediando ed evitando di incorrere nel rischio di uno schierarsi che porterebbe sicuramente a far sentire la persona in minoranza o in competizione durante gli incontri. Si possono prevedere anche degli incontri individuali, con ciascun partner, per comprendere non tanto ulteriori contenuti che l’uno o l’altra non comunica in situazione di coppia, ma dare una lettura il più possibile attenta ed approfondita alle dinamiche non verbali. Queste ultime assai spesso, poiché meno controllabili dal soggetto, possono offrire interessanti spunti di riflessione e di comprensione su eventuali riassestamenti da proporre nelle volte successive.
Lo psicologo può anche aiutarsi con schede e strumenti tesi a comprendere aspetti, per esempio, non chiaramente illustrati durante il colloquio. Ci sono, infatti, molte persone che riescono molto più positivamente e marcatamente ad esprimersi in modalità scritta che utilizzando la parola. Ed il professionista deve sempre prevedere la possibilità di sfruttare quante più risorse possibili per potersi ben interfacciare con svariati tipi di personalità.
Ricordiamoci sempre che la professione di psicologo si differenzia da quella di medico principalmente nel fatto che il disagio che la persona porta con sé è assai spesso mascherato, latente, ‘spostato’ rispetto alla sua reale causa scatenante. E che ancora nel nostro Paese non è presente una cultura del ‘problema psicologico’ che o viene approcciato farmacologicamente, risolvendo sì il sintomo ma non comprendendone i meccanismi, o ‘traducendo’ i messaggi che la nostra emotività ci invita a cogliere in disagio temporaneo e non meritevole di intervento, così come una polmonite o un’artrite.
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