Il Medioevo risente in modo stretto di ciò che il Cristianesimo aveva già introdotto all’epoca dell’Impero Romano. Cambia così il ruolo della donna e della famiglia nella società. Il Cristianesimo primitivo elevò lo standard morale e sessuale della donna. Il rigetto della poligamia, della prostituzione e dell’omosessualità, tutte pratiche comuni nella cultura pre-cristiana, spinsero infatti ad un ruolo più importante della donna nella società.
Il modo stesso in cui Gesù trattava le donne era in stretto contrasto con le culture che circondavano l’Impero Romano. L’episodio in cui egli approcciò la Samaritana o salvò la prostituta dalla lapidazione o ancora nelle nozze di Cana quando prepara il miracolo spinto da una precisa richiesta della madre sono esempi del modo in cui il Nazareno valorizzava le donne. La madre di Cristo poi ebbe un posto speciale nella storia della salvezza mentre ad esempio la cultura islamica negava decisamente un qualsiasi spazio a Maria pur riconoscendo a Gesù il ruolo di grande profeta.
Oltre ad un Medioevo cristiano, però, va considerato un Medioevo islamico caratterizzato da un deciso maschilismo, una diffusa poligamia e naturalmente la costituzione dell’harem. Qui le donne erano rinchiuse e sorvegliate dagli eunuchi. Possiamo facilmente pensare i tipi di frustrazione anche sessuale che vivevano. Ciò tuttavia non impedì probabilmente un immaginario erotico ricco come testimoniano produzioni letterarie raffinate del livello di testi come Le mille e una notte (la traduzione letterale dall’arabo è Mille notti e una notte ancora).
Tuttavia, anche il Medioevo cristiano era segnato da tratti evidenti di maschilismo, soprattutto nei tempi successivi a quelli delle origini. Il culto della castità e della verginità nonché dell’astinenza sessuale divennero valori sempre più importanti. Da S. Paolo a S. Ambrogio, passando per S.Agostino, queste virtù divennero nei secoli un fondamento della cultura cristiana. La scissione platonica tra anima e corpo trovò continuazione ed ulteriore forza nella svalutazione della sessualità in favore della vita spirituale e di quella contemplativa in particolare. Un'esasperata spiritualità non evitò d’altra parte che nel Medioevo esistessero case di tolleranza statali o comunali persino assoggettate ad imposte e che interi quartieri o vie venissero adibite alla prostituzione. . E neppure che nelle comunità chiuse come conventi e monasteri ci fosse l’omosessualità o l’eterosessualità tra monaci e monache.
Livelli elevati di corruzione venivano anche combattuti con forza ed alcuni episodi paiono esserne una chiara conferma. Ad esempio Attone vescovo di Vercelli dal 924 in una lettera pastorale interviene scrivendo che “… alcuni sacerdoti sono schiavi della libidine al punto che permettono a sconce prostitute di abitare sotto il loro stesso tetto…”
Ci fu nel corso del Medioevo una diffusione importante della prostituzione al punto che molte erano al seguito degli eserciti nelle campagne belliche. D’altra parte la sifilide dilagò per oltre due secoli. In quei tempi era una malattia mortale ed assai diffusa in Europa nonostante fosse già chiaro il legame con rapporti sessuali.
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