Per capire le differenze sessuali, occorre partire dalla comprensione della costruzione genetica dell’essere umano. All’uomo spetta il compito della propagazione della specie, che è assolto massimizzando le occasioni riproduttive. Alla donna spetta il compito della generazione, che è possibile poco meno di una volta l’anno: ciò chiede un minor numero di occasioni e più attenzione alla scelta del partner.
L’uomo cerca una buona fattrice di figli, e cioè una donna in buona salute, giovane e gentile, e quindi bella. La donna cerca un buon padre per il figlio che potrebbe venire, e cioè un uomo abile e laborioso, economicamente solido, e capace di assisterla nel difficile compito dell’allevamento.
L’uomo ha i suoi organi sessuali rivolti verso l’esterno e fin dalla nascita li può vedere, toccare e conoscere: l’area del cervello che sovrintende alla sessualità è più grande.
La donna ha i suoi organi sessuali interni, di difficile contatto e conoscenza, e forse è vero quello che dice la psicoanalisi che nella crescita la bambina per un bel pezzo si individua come “non maschio” e non come femmina. La sua area cerebrale è più piccola, e così parla di sesso molto meno di un uomo. Molto spesso la donna ignora letteralmente il sesso. Il resto lo fa la società e l’educazione.
Della sessualità maschile si sa tutto: il piacere viene dallo scopo riproduttivo, e va costruito. Si comincia dai preliminari, quel minimo che serve in vista dell’erezione, poi subito la penetrazione e via dritti allo scopo, con sufficiente rapidità per evitare che un tempo più lungo faccia correre rischi.
Della sessualità femminile, e siamo nel ventunesimo secolo, non si sa nulla. Perché la donna è fatta come è fatta, a che serve il clitoride, e perché sta proprio lì, in un punto così poco funzionale; e a che serve il piacere della donna, perché può averlo in qualunque fase del percorso tipico del maschio. A che serve la penetrazione. Il fatto è che ogni tentativo di capire la sessualità femminile è impossibile se si usa il modello maschile di sessualità.
Non resta che aspettare che le donne si conoscano meglio, e soprattutto, lo dicano agli uomini.
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